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Il Paesaggio Rurale può essere definito come un’azione riflessa e concertata sul paesaggio naturale. La sedimentazione implica uno sfruttamento (uso) progressivo e duraturo dello spazio occupato e più specificamente dello spazio coltivato, comportante un’azione permanente degli uomini all’interno di campi concordanti ma differenti: regimazione delle acque, in senso lato; sistemi di irrigazione; utilizzo dell’energia idraulica per la trasformazione dei prodotti (mulini); diversa utilizzazione del suolo; impianto dell’abitato; tracciamento dei percorsi indispensabili alla circolazione agricola e agli scambi; ecc. Il paesaggio acquista così una fisionomia che si discosta in maniera più o meno rilevante dall’aspetto originale del luogo occupato. Qualunque civiltà agricola appare allora capace in maniera diversa di trasformare il paesaggio naturale sulla base del rapporto esistente tra la resistenza di esso a questa trasformazione e la potenza operativa della comunità agricola. Risulta evidente come la densità umana e la durata dell’occupazione siano fattori concorrenti alla trasformazione. Il Paesaggio Rurale deve essere considerato un documento storico; fa parte di un patrimonio culturale da conservare e valorizzare e può rappresentare un modello di agricoltura sostenibile a cui fare riferimento.

Nel caso del Museo Diffuso della Cultura Contadina di Velva, gli attrezzi, gli strumenti presenti nell’esposizione museale, gli ambienti specifici relativi alle diverse fasi di lavorazione dei prodotti, illustrano in maniera esauriente il rapporto esistente tra Paesaggio Rurale e comunità contadina insediata.