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Occorre tener presente che fino a circa la metà del XVIII secolo era non praticata nella comunità locale la coltivazione di mais, patate e pomodori. Quindi l’alimentazione si basava principalmente sui cereali (in prevalenza grano, segale e farro) e sulle castagne, con un notevole supporto costituito dai legumi (fave, piselli, ceci) e dagli “erbaggi” (cavoli e rape). Occorre anche ricordare che la produttività dei campi era piuttosto bassa per la mancanza di una adeguata concimazione. Scarsa la presenza della carne nella dieta, dove trovava rilevanza la carne del maiale, animale che richiedeva poca cura e che per lungo periodo trovava alimentazione pascolando nei “boschi da ghianda” (leccete e cerrete). La dieta tradizionale, riconducibile a queste fonti di alimentazione, doveva comunque assicurare un apporto calorico non inferiore alle 2500/3000 Calorie giornaliere, in relazione al dispendio energetico che la pesante giornata lavorativa agricola richiedeva. In questo quadro trovano spazio quali importanti fonti caloriche l’olio e il vino, considerato, quest’ultimo, non solo come bevanda ma anche come vero e proprio alimento.

Il dettagliato supporto illustrativo fornito nel corso della visita museale consente di approfondire i diversi punti accennati in precedenza.